Contro la pulizia etnica della Palestina
L’ipocrisia occidentale, in questi giorni, ha raggiunto livelli e toni da vera e propria propaganda di guerra. Con il “la” dato dal sionismo e da Israele, il “mondo democratico” occidentale collabora a cancellare anche la sola esistenza dei palestinesi. Finge preoccupazione per le conseguenze sui “civili” con l’ingresso dell’esercito israeliano a Gaza, in realtà è impensierito dalla non remota possibilità che il conflitto si estenda oltre Gaza e la Palestina, divenendo un ulteriore fattore di disgregazione nel quadro del “nuovo disordine mondiale”.
La “chiamata alle armi” contro Hamas, lanciata sia da “sinistra”, sia da destra (1), vorrebbe occultare 75 anni di pulizia etnica contro i palestinesi operata dal sionismo e dallo stato israeliano.
Vorrebbe nascondere 75 anni di apartheid; di repressione; di espulsione dal territorio; di furto e/o distruzione delle terre e delle case; di imprigionamenti e detenzioni spesso senza processo; di posti di blocco; di muraglie; di doppia legislazione (una per gli israeliani, una per i palestinesi, quest’ultima militare); di uccisioni ed esecuzioni in casa, per strada, senza distinzioni di sesso, età, se armati o disarmati; di coloni armati che contravvenendo alle stesse leggi israeliane occupano con la forza aree palestinesi, subito appoggiati dall’esercito; di accordi internazionali sottoscritti e subitaneamente calpestati e disattesi; di sistematica violazione delle risoluzioni dell’Onu; ….
Ma oggi tutti i palestinesi devono anche pagare tutti perché Hamas con il suo attacco ha osato opporsi e dimostrato che l’oppressore israeliano non è invincibile, ha ricordato che i palestinesi ci sono, esistono, e che non c’è alcuna soluzione senza di loro che non sia il loro genocidio.
Esclusione e negazione dei palestinesi che sono la caratteristica fondamentale delle iniziative diplomatiche internazionali per la pace in Medio Oriente di questi anni, comprese quelle condotte dai paesi arabi “amici” della causa palestinese.
Alle “anime belle” che difendono i valori democratici solo per alcuni, che si indignano per la barbarie degli altri, ma soprattutto a quanti hanno a cuore la causa della Palestina e degli sfruttati, noi diciamo che non ci nascondiamo che Hamas con l’attacco del 7 ottobre si è resa responsabile anche di una barbarie uguale, complementare, a quella israeliana, ad esempio nell’assalto al rave “Nova Festival”.
Hamas è un’organizzazione politica reazionaria, contraria all’emancipazione sociale, ma che rappresenta e organizza i palestinesi di Gaza e non solo, contro l’oppressione coloniale israeliana. Sarebbe stupido chiedere ad Hamas di essere comunista e internazionalista, di adoperarsi per realizzare un difficilissimo legame tra proletari e oppressi palestinesi e proletari israeliani, per una comune liberazione, che è il nodo gordiano della questione palestinese.
I nazionalisti islamici, come i nazionalisti sionisti, sono nemici acerrimi di questa prospettiva, che è rivoluzionaria, solidale ed internazionalista. Ed è da questo punto di vista di classe che vanno valutate ed affrontate le scelte e le strategie anche di chi lotta, per promuovere un più avanzato fronte di tutti gli oppressi.
Quello che oggi ci preme innanzitutto è ribadire la necessità di schierarsi risolutamente con le masse palestinesi, senza se e senza ma, ben sapendo che il sionismo e lo stato capitalista di Israele stanno portando alla rovina, in una spirale di morte e di sangue, israeliani e palestinesi. Sarebbe ora di finirla.
Preannunciando la preparazione di un’iniziativa pubblica sulla Palestina (15-11-2023), in presenza e on line, e la pubblicazione di alcune prese di posizione di israeliani ed ebrei contro Israele e la sua politica, che vanno nel medesimo senso di quanto noi stiamo sostenendo, chiudiamo citando il post di un israeliano, a commento di un articolo di Gideon Levy pubblicato sul giornale israeliano Haaretz.
Il post del 14 ottobre è di un israeliano di nome Hirsch, non possiamo sapere se effettivamente il suo autore sia stato là dove dice, ma il senso è comunque profondamente condivisibile, se non si affermerà in Israele una prospettiva diversa e si porrà fine al colonialismo, al sionismo, all’oppressione dei palestinesi.
“La progressiva distruzione del ghetto di Gaza riporta alla memoria la distruzione del ghetto di Varsavia 80 anni fa. Successe mentre ero un bersaglio facile con una stella gialla a Dachau KZ. Sono sopravvissuto solo per arrivare alla stessa conclusione di Gideon Levy in questo articolo: “Non abbiamo imparato nulla”. E io aggiungo: “E non lo faremo mai”. Sembra che dovremo dimetterci dalla razza umana. E’ tutto, tutto qui.”(2)
Il capitalismo, i suoi stati, i suoi governanti (di tutti i -sic!- poli) stanno portando l’umanità alla catastrofe, se il proletariato internazionale non lì fermerà, ribellandosi. Ricordiamoci che se le bombe oggi cadono su Gaza, sono indirizzate contro tutti gli oppressi.
Note:
(1) Anche gli eredi dell’antisemitica e fascista “Difesa della razza”, rivista razzista pubblicata dal 1938 al 1943, di cui fu segretario di redazione Giorgio Almirante, fondatore del MSI, sono impegnatissimi nella campagna, tra di essi l’anti arabismo e l’anti islamismo sono ormai ben più radicati che l’anti ebraismo.
(2) https://www.haaretz.com/opinion/2023-10-09/ty-article-opinion/.premium/israel-cant-imprison-2-million-gazans-without-paying-a-cruel-price/0000018b-1476-d465-abbb-14f6262a0000