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Diserzione, renitenza, disfattismo

Dall’Ucraina all’Italia, guerra alla guerra, contro la prospettiva di una IIIª guerra mondiale

Queste note sono state ispirate dall’assemblea “Disertiamo la guerra” che si terrà domenica 20-10-2024 presso il CSOA Cox18, via Conchetta 18, Milano, cui vi invitiamo a partecipare. Un’assemblea per fare del 4 novembre, festa delle forze armate, la giornata del disertore, con un presidio davanti al consolato ucraino di Milano. Un’assemblea che ha il pregio di riportare l’attenzione sulla guerra in Ucraina tutt’altro che scomparsa, e che interviene sul tema della prospettiva verso una IIIª guerra mondiale. Il nostro è un contributo aperto e vuole essere costruttivo su quello che condividiamo e su quello che secondo noi non va. Le prospettive politiche rivoluzionarie si costruiscono anche con il confronto sulle divergenze, per superarle e andare avanti.

La guerra intercapitalista e reazionaria da parte di tutti i fronti direttamente o “indirettamente” coinvolti in Ucraina continua mietendo vittime tra gli ucraini e tra i russi dal 24 febbraio 2022. Questa guerra è un potente fattore di “avvicinamento” alla possibilità di trasformazione della crisi generale del capitalismo in una Terza Guerra Mondiale, nel fondamentale teatro di scontro tra bande capitaliste rivali che è l’Europa. Ma l’assuefazione generata dalla copertura mediatica di regime e i riflettori puntati sull’altra guerra, altrettanto reazionaria, in corso in Palestina e in Libano, fanno sì che di essa si parli poco. (Come pure, per inciso, si tace sulla pulizia etnica, genocidaria, in corso in Palestina ad opera dello stato sionista israeliano; tutt’al più ci si sorprende che Israele colpisca i caschi blu in Libano, compresi gli italiani, anche se fino ad ora l’Italia ha sempre avallato, con tutti i governi, la barbarie israeliana).

Non se ne parla molto anche se l’Europa ha recentemente fatto un ulteriore avvicinamento alla possibilità di una Terza Guerra Mondiale con la risoluzione sul Proseguimento del sostegno finanziario e militare all’Ucraina del 19.9.2024, che consente l’utilizzo senza restrizioni dei sistemi d’arma forniti dall’Occidente (Nato & friends) “… contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo” (par. 8). (377 sì, 191 no e 51 astenuti). Come ben sanno i parlamentari europei, solo le bombe dei “nostri nemici” finiscono anche sui civili.

Centro destra e centro sinistra italiani preparano anch’essi la guerra globale

Interrompiamo un attimo il flusso del ragionamento sulla diserzione tra le fila dei soldati ucraini e russi, ricordano l’ipocrisia italiana, i “due piedi in due scarpe”, nella votazione europea. La Lega di Salvini ha votato contro, ma sottolineando che non viene meno il suo sostegno all’Ucraina. Parte del Movimento 5 Stelle ha votato contro, perché non c’è l’indicazione di ricercare un negoziato. Fratelli d’Italia, Forza Italia e PD hanno votato contro il paragrafo 8 ma hanno sostenuto il resto della risoluzione. (Trascuriamo i casi singoli di voti a favore del par. 8)
Ma tutte queste forze politiche di centro destra e centro sinistra si sono ben guardate dal promulgare (se al governo) o dal richiedere (se all’opposizione) l’interruzione della fornitura d’armi all’Ucraina. Si parla molto della pace, ma nei fatti la guerra deve continuare sulla pelle degli ucraini e dei soldati di leva ucraini e russi (con la benedizione di “sinistrati”, anarchici ??, trotzkisti ?? e verdi sciovinisti, che usando le stesse argomentazioni della socialdemocrazia tedesca o degli irredentisti italiani nella Prima Guerra Mondiale, si raccontano che in Ucraina sarebbe in corso una guerra per la difesa popolo ucraino oppresso dall’imperialismo russo).

In Ucraina si continua a combattere, ma i soldati russi ed ucraini disertano

Torniamo alle diserzioni nella guerra ucraina. I nostri media di regime e d’opposizione, se non quasi di sfuggita, si sono ben guardati dall’intervenire approfonditamente sul fenomeno della diserzione dei soldati ucraini.
Sono talmente codini e in massima parte impegnati a sostenere la guerra che, pur distribuendo spesso l’epiteto di “putiniano” a chiunque non si è accodato come loro al sostegno della mattanza dalla sponda ucraina, quand’anche sostenesse apertamente che l’imperialismo russo è il primo responsabile politico della guerra in Ucraina (essendo stata la sua cricca dirigente a decidere per l’intervento armato, sulla base di una politica reazionaria quanto quella della Nato e per cui nessun proletario, di qualsiasi nazionalità, ha da spendere una .. sillaba di sostegno), da non aver pressoché menzionato nemmeno le diserzioni di militari russi e la tremenda repressione contro gli oppositori alla guerra, incarcerati e ammazzati dal regime russo.
Dimenticanza” forse imputabile a un’intima convinzione per cui non di deve in nessun modo favorire qualsivoglia sentimento contro la guerra, contro la “sacra” difesa della patria; né si deve intralciare l’indottrinamento bellico ammanito nelle scuole italiane fin dalle elementari, con le solite fanfaluche sulla difesa della patria, le carriere militari, ecc. Per sicurezza, qualsiasi opposizione alla guerra è meglio che sia perseguita anche se si manifesta tra le fila del “nemico”.
Ed è così che, fin dall’inizio della guerra in Ucraina, nonostante centinaia di migliaia di giovani siano scappati dalla Russia per non partecipare alla guerra reazionaria di Putin, l’Europa si sia ben guardata dal concedere loro l’asilo politico.
Come pure ha fatto finta di credere che tra i 14 milioni di ucraini che hanno abbandonato il paese dall’inizio della guerra (1) ci fossero solo profughi creati dai russi, ma non anche disertori che non avevano alcuna voglia di combattere per la propria “patria”.

La diserzione tra i ranghi russi è assai difficile da quantificare, data la rigidissima censura putiniana e la costante persecuzione contro tutti gli oppositori alla guerra. Ma i tentativi di aumentare le “coscrizioni volontarie” aumentando le paghe, coinvolgendo carcerati e immigrati con promesse di amnistia o di regolarizzazione, ci rammentano che forse non è cosi semplice per i russi trovare muovi soldati. Le numerose voci non confermate “ufficialmente” ci fanno ben sperare che le molotov contro i centri di reclutamento e la ribellione o diserzione dei soldati non si siano esauriti. Sicuramente centinaia di migliaia di giovani hanno abbandonato la Russia nei primi tempi della guerra.

Il fenomeno della diserzione anche tra gli ucraini, dopo questi anni di guerra, sembra in costante aumento e qui abbiamo qualche dato in più. Solo nei primi quattro mesi del 2024 sarebbero stati aperti 10.584 procedimenti per “abbandono di unità militare o luogo di servizio”, e 7.306 per “diserzione” (2). Secondo il comandante di battaglione Roman Kovalev nelle unità di fanteria il fenomeno della fuga potrebbe interessare «fino al 30% dei soldati»; per Ruslan Gorbenko – deputato del partito di Zelensky – ci sarebbero già state 80 mila diserzioni; per il politologo Oles Donii le diserzioni sarebbero state 9.000 nel 2022, 21.000 nel 2023 e già 37.000 nel 2024.(3) Il giornale ucraino Kviv Post riporta che secondo l’Ufficio del Procuratore Generale ucraino dal 2022 sarebbero stati aperti più di 60.000 procedimenti per diserzione (4). Il giornalista e militare Volodymyr Boiko sul suo blog il 20.8.2024 ha scritto che i disertori ucraini dall’inizio della guerra sarebbero ormai 150.000 e che sarebbero aumentati soprattutto nell’ultimo semestre (5).

Al di là delle cifre evidenti segnali delle difficoltà in corso nel reclutare nuovi soldati e nel contenere le diserzioni, si possono rintracciare in alcune misure adottate dal governo ucraino.

Nell’aprile 2024 il parlamento ucraino ha introdotto una nuova legge per la mobilitazione di guerra e nel progetto iniziale era stato inserito anche un articolo che prevedeva la “demobilitazione” dopo 36 mesi di servizio militare. Probabilmente un tentativo di dare una risposta alle proteste dei soldati lasciati senza cambio al fronte dal febbraio 2022 con forse 10 giorni di licenza due volte l’anno (6) e al crescere delle diserzioni. L’articolo della legge è stato però cancellato su richiesta del Ministro della Difesa Umerov e del comandante in capo delle forze armate ucraine generale Syrsky. Sarebbe stata promessa, al suo posto, una legge specifica sulla “demobilitazione”, ma ad oggi non se ne è più sentito parlare (7).

Ma anche se secondo le fonti del regime ucraino la nuova legge sulla mobilitazione starebbe funzionando e gli arruolamenti starebbero crescendo (8), tuttavia con la legge 11322 del 20.8.2024 è stato depenalizzato il primo tentativo di diserzione. Viene permesso al soldato di rientrare alla sua unità senza punizione, se il suo comandante è d’accordo. (9)
Ci sembra ovvio che il soldato disertore “pentito” che dovesse rientrare alla propria unità, sarebbe di certo adibito a compiti e missioni ad alto rischio per liberarsene prima possibile. Speriamo che nessuno caschi in questo tranello!
(E’ interessante considerare che in una situazione di guerra aperta come è per l’Ucraina, la pena per i disertori oscilli dal perdono ai 5-10 anni di prigione a seconda dei casi. In Italia gli art. 143-151 del Codice penale militare di guerra, dopo l’abolizione della pena di morte, prevedono una pena detentiva pari alla pena detentiva massima prevista dal codice penale per le varie tipologie di diserzione) (10)

Ma quello che ci preme non è determinare una cifra esatta dei disertori ucraini e/o russi, né se gli arruolamenti progrediscano o meno (sono in buona parte forzati, in entrambi i paesi) bensì definire alcune valutazioni politiche in proposito.

Il proletariato, innanzitutto nel cosiddetto mondo occidentale, non è attualmente in grado, nel suo insieme, nella sua maggioranza politica, di praticare una prassi di opposizione alla guerra in corso, di riuscire a contrastare le forniture d’armi all’Ucraina, di appoggiare concretamente le opposizioni al conflitto che si manifestano nei due paesi (e in Russia, e in Bielorussia, le proteste sono state estese, colpite da una repressione durissima e lasciate isolate a se stesse, senza nessuna reale forma concreta di sostegno, non solo dagli stati europei avversi alla Russia e alla Bielorussia, ma molto spesso anche dai settori di militanza politica occidentale, spesso ancora impegolati nelle paludi del sostegno “sciovinista al contrario” alla Russia contro la Nato).

Mancando oggi un’opposizione di classe diffusa e radicata, per differenti storie e motivi sia in Russia, sia in Ucraina, in grado di contrastare la partecipazione alla guerra, di organizzare il rovesciamento di fronte contro la propria borghesia (applicare concretamente, armi alla mano, il concetto che il nemico non è oltre la frontiera), chi vuole sottrarsi alla guerra imperialista in corso, sceglie di “scappare dalla guerra”, di salvarsi individualmente dal massacro.

Date queste condizioni soggettive della lotta tra le classi, noi non possiamo che essere solidali con queste forme di protesta individuale (che individuali rimangono anche quando possono godere dell’appoggio di reti collettive per poter fuggire dal fronte e dal paese). Non c’è alcuna utilità nell’essere ammazzati in questa guerra e la logica dei martiri non appartiene alla lotta di classe rivoluzionaria. Non solo, la solidarietà e l’appoggio ai disertori e agli oppositori russi, bielorussi ed ucraini diviene, nell’arretrata situazione attuale, un elemento da usare per incrinare lo spirito bellicista e la subordinazione alla politica di guerra dominante, al fronte Nato, alla logica sciovinista e interclassista della difesa contro l’aggressore.

E’ quindi fondamentale, oggi, rivendicare l’asilo politico immediato in Europa per tutti i disertori, renitenti, obiettori e oppositori ucraini, russi e bielorussi, fornendo loro nei limiti delle nostre possibilità un sostegno politico e concreto. Più che ai consolato ucraini, una mobilitazione a sostegno di questo obiettivo dovrebbe riguardare i governi italiano ed europei, riuniendosi di fronte alle loro sedi, diffondendolo in altre occasioni di mobilitazione sociale contro la guerra, come le manifestazioni contro il genocidio in Palestina.

Nella situazione attuale una politica disfattista deve usare anche questo elemento per cercare ci contrastare la corsa verso la guerra globale.

Alcune domande magari non gradevoli, ma necessarie

Ovviamente abbiamo parlato dei disertori ucraini e russi non per semplice (e dovuta) solidarietà, poiché al militare di professione preferiamo sempre chi in guerra non ci vuole andare, ma per parlare di qui, di quello che c’è da fare nel nuovo disordine mondiale, nella prospettiva verso una IIIª guerra mondiale.

La diserzione, la renitenza sono forme individuali di protesta, che non organizzano e non consentono di condurre la guerra alla guerra. Il disertore o il renitente una volta allontanatosi dal fronte e raggiunto un paese non belligerante continua per la propria strada individuale nella massima parte dei casi.

Se vere, le cifre di centinaia di migliaia di disertori sarebbero una percentuale molto elevata sul totale dei combattenti. Ma al momento tutta questa quantità non si è trasformata in una rete ed in una politica collettiva di massa. Non si tratta di gettare la croce sui disertori della guerra russo – ucraina e aspettarsi che ci cavino loro le castagne dal fuoco, ma di riconoscere che non esiste un movimento di massa dei disertori, che alla ricorrenza dell’inizio dell’aggressione russa gli ucraini all’estero nella massima parte manifestano per la guerra, per continuarla contro la Russia.
Un movimento di massa che oggi non c’è, ma non ci potrà essere neppure domani.

La quantità di disertori oggi è possibile perchè la maggior parte dei paesi confinanti non sono in guerra, il disertore ha quindi la possibilità di scappare in zone relativamente sicure, in cui non deve quotidianamente nascondersi dalla ricerca della “propria” polizia militare. Ma basterebbe solo che i paesi dove si sono rifugiati i disertori iniziassero a rispedirli nel paese di provenienza, per via dei documenti scaduti, perché in età militare, … per rendere assai più difficile e ancora più individuale la diserzione.

Se poi fossimo nella situazione di una guerra globale conclamata, scoppiata, i disertori non avrebbero paesi non belligeranti dove rifugiarsi e quand’anche la Svizzera rimanesse neutrale in un un futuro conflitto, ricordiamoci che durante la IIª guerra mondiale respingeva i profughi che si presentavano ai suoi confini, particolarmente quelle con le tasche vuote del proletario.

Inoltre se fossimo nella situazione di una guerra globale, dovremmo pure considerare che i paesi coinvolti nel conflitto non si limiterebbero certo a “impaurire” i disertori con la minaccia di una penda detentiva di 5-10 anni come oggi. Nelle guerre precedenti i disertori venivano fucilitati, o peggio. Tanto per ricordare quanto noi italiani siamo “brava gente”, durante la Iª guerra mondiale, sul fronte del Carso, i soldati italiani disertori venivano legati ad un palo vivi e issati sopra le trincee perché fossero colpiti dagli austriaci e fossero di monito per chi voleva disertare.
Noi non immaginiamo ancor bene la barbarie che il sistema capitalistico ci prepara per condurre la sua guerra.

Nel caso della precipitazione della crisi generale del capitalismo in guerra aperta, come si sta profilando, è per noi illusorio riporre la speranza che la diserzione e la renitenza possano inceppare il meccanismo bellico, frapporsi alla guerra. Anche nel conflitto in Ucraina non possono riuscire a bloccare la guerra, possono solo scappare dalla guerra. Anche una guerra “ geograficamente delimitata” come fu quella degli USA nel Viet Nam, non finì per le diserzioni, ma per la sintesi tra sconfitte militari statunitensi e desolidarizzazione col conflitto ad opera delle lotte e delle mobilitazioni dei movimenti sociali del periodo, scese anche violentemente in piazza.

L’unica possibilità per il proletariato di bloccare la guerra in generale e, con estrema difficoltà nella situazione attuale, dato il ritardo politico sul terreno dell’autonomia e dell’indipendenza di classe, di cercare impedire preventivamente che si finisca in una IIIª guerra mondiale, è quella di usare le armi non più contro il “nemico” ma contro i propri vertici militari, conducendo una vera e propria “guerra alla guerra”. La “pace subito” può essere ottenuta solo disarmando e sconfiggendo i propri vertici militari e repressivi, trasformando in pratica il vecchio slogan “il nemico non è oltre la frontiera”.

Nella situazione attuale la questione rimanda ad un punto dolente, difficile, di prospettiva. La sospensione della coscrizione obbligatoria, del servizio di leva, ha aumentato ancora di più il monopolio della forza, della violenza e della repressione in mano agli apparati statali capitalisti. Oggi abbiamo eserciti magari di ranghi ridotti (e sicuramente non sufficienti per una guerra globale), ma dotati di una “professionalità”, di un’altissima esperienza maturata sul campo in missioni militari all’estero, di un armamento sofisticato, aggiornato ed estremamente preparato nel campo del cosiddetto intervento in ambito urbano contro forze insorgenti grazie all’impostazione seguita con l’impostazione strategica “Nato 2020” e alle collaborazioni e formazioni congiunte anche con l’esercito israeliano. Oggi in Italia, ad esempio, abbiamo un esercito composto da un servizio professionale, da forze di completamento (ex militari disponibili ad essere richiamati) e da una Riserva Selezionata composta da ex militari altamente specializzati.

Indubbiamente in caso di scivolamento nella guerra globale il servizio di leva obbligatorio sarebbe immediatamente ripristinato e, in quest’epoca di “politicamente corretto” sicuramente anche per le donne. Ma le difficoltà operative su molti teatri bellici e missioni internazionali, stanno già spingendo più stati capitalisti a ripensare di ripristinare in qualche modo un servizio militare obbligatorio.

Di fronte a questa possibilità, avendo pur ben presente cosa sia stato il servizio militare in passato, dobbiamo ricordarci che l’unico modo per il proletariato di avere in mano in termini di massa le armi è quello di essere nell’esercito. Nessuna rivoluzione è mai riuscita senza questo requisito. L’ultima rivoluzione europea, quella del Portogallo nel 1974 è stata possibile perché i proletari erano nell’esercito e hanno girato le armi che avevano in dotazione contro il “proprio” stato.
Non pretendiamo di dire qui l’ultima parola su questa problematica, ma nessuno di noi potrà scantonarvi.

Il percorso per cercare di impedire lo scivolamento della crisi in una nuova guerra mondiale, deve fare i conti con tutto lo sciovinismo e il nazionalismo racchiuso in un vecchio verso che, transitato per l’esercito risorgimentale italiano, per quello della prima guerra mondiale, per il fascismo, oggi fa ancora mostra di se sui velivoli del 71º Gruppo volo dell’Aeronautica Militare Italiana, inquadrato nel 14º Stormo “Sergio Sartof” (12): Dulce et decorum est pro patria mori E’ dolce e bello morire per la patria (Orazio, Odi, III, 2, 13).
Nelle nostre scuole, fin dalle elementari, si cerca di instillare questa mentalità, quest’ideologia, noi dobbiamo contrapporvi il nemico non è oltre la frontiera.

Note:

(1) Paolo Brera, Ucraina, una nazione in fuga. Kiev apre un ministero per richiamare esuli e disertori, 9-9-2024, repubblica.it/esteri/2024/09/09/news/ucraina_diserzione_zelensky_ministero-423486317/
(2) Brera, cit.
(3) Brera, cit.
(4) Sergii Kostezh, Desertion From Ukraine’s Armed Forces – Will NewMobilization Laws Help?, 27-9-2024, kyivpost.com/post/39622
(5) Anarchici di “Assembly”, Kharkiv, Nella lunga estate calda, i soldati ucraini e russi hanno battuto il record di diserzioni, 11-9-2024, https://ilrovescio.info/2024/09/11/lalungaestatecalda/
(6) Kostezh, cit.
(7) Andriy Kurkov, OPINION: Public Desertion and Going Home to Die, 30-9-2024, kyivpost.com/opinion/39793
(8) Kostezh, cit.
(9) Kostezh, cit.
(10) Codice penale militare di guerra: https://www.gazzettaufficiale.it/dettaglio/codici/penaleMilitare/143_2_1
(11) https://www.aeronautica.difesa.it/amministrazione-trasparente/forze-di-completamento/
(12) https://www.aeronautica.difesa.it/home/noi-siamo-l-am/organizzazione/reparti/#divolo https://www.aeronautica.difesa.it/2018/09/27/al-14-stormo-si-rievoca-la-storia-del-71-gruppo-volo/

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DISERTIAMO LA GUERRA

Segnaliamo e invitiamo a partecipare all’iniziativa

Disertiamo la guerra”  

 

Un’assemblea che ha il pregio di riportare l’attenzione sulla guerra in Ucraina tutt’altro che scomparsa, e che interviene sul tema della prospettiva verso una IIIª guerra mondiale. A breve pubblicheremo un nostro intervento sulla questione della diserzione. Sotto il testo di convocazione.

 

csoa cox18 via conchetta, 18 milano

(M2 Romolo-Bus 90/91-47 tram 3)

 

DOMENICA 20 OTTOBRE 2024

ORE 16,00

 

Assemblea pubblica

DISERTIAMO LA GUERRA

L’epoca delle guerre hi-tech non ha cancellato il bisogno di carne da cannone da mandare al fronte. Anzi. Più s’inasprisce lo scontro tra blocchi capitalistici ed avanza l’economia di guerra, più progresso tecnologico e mobilitazione totale si alimentano a vicenda. Se la macchina del consenso bellico s’inceppa, la guerra non può proseguire a lungo. Nell’epoca cibernetica, l’umano gesto di rifiuto ancora conta. È quello che sta succedendo in Ucraina. Oltre alle migliaia già fuggiti all’estero – gli “scappati nel bosco” –, decine di migliaia di arruolati non tornano al fronte e centinaia di migliaia di arruolabili si nascondono. Mentre i reclutatori – i rapitori – dell’esercito incontrano una crescente ostilità sociale.
Questo fenomeno, che si registra in maniera crescente anche sull’altro lato del fronte, in Russia, va fatto conoscere e sostenuto pubblicamente come argine alla terza guerra mondiale. Il “nostro” fronte è quello della NATO e dell’UE, ed è innanzitutto questo
fronte che dobbiamo contribuire a far crollare, esprimendo la nostra solidarietà internazionalista ai disertori, agli insubordinati, ai renitenti.

 

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SOMMARIO ESAME DEL DDL 1660 “SICUREZZA”

Il governo Meloni si caratterizza per la continua emanazione di leggi che aumentano le pene previste dalle norme penali e che introducono nuovi reati. Si tratta di una sequela di misure di guerra ai poveri, ai lavoratori, giovani, donne, migranti e carcerati. Per i borghesi e i loro uomini politici, il governo fa il contrario: vedi l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, via libera per nuovi affari e corruzione, e i progetti di alleggerimento dei controlli e delle pene in materia di infortuni sul lavoro.

Tra le numerose misure di terrorismo penalistico del governo Meloni, ricordiamo: la legge n. 162/2022, cosiddetta anti rave party; il famigerato decreto Cutro (d.l. n. 20 del 10/3/2023), codice di guerra ai migranti; il decreto Caivano, rivolto contro i minorenni delle periferie urbane e le loro famiglie; la legge n. 6/2024, che aggrava le pene per deturpamento e imbrattamento di cose altrui; e la legge n. 25/2024, che aggrava le pene per i reati di oltraggio, violenza o minaccia a pubblico ufficiale. Tuttavia, la fregola punitiva del governo reazionario e antiproletario non è stata placata da queste leggi ed ha prodotto un provvedimento molto più vasto: il disegno di legge (DDL) n. 1660, depositato il 22/1/2024 alla Camera con la firma dei ministri Piantedosi (interni), Nordio (giustizia) e Crosetto (difesa), e intitolato “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”, più noto come DDL Sicurezza.

Esso serve: a punire in modo esemplare e mandare in carcere i lavoratori in sciopero, i senza casa che occupano alloggi, i giovani studenti e gli attivisti; a garantire i poliziotti che picchiano i manifestanti o i semplici cittadini; a coprire gli agenti provocatori infiltrati dai servizi in organizzazioni sindacali e politiche che il governo intende smantellare; a mettere i detenuti alla completa mercè dei carcerieri, stroncando qualsiasi loro protesta, anche pacifica. Ecco, in sintesi, gli articoli più significativi di questo provvedimento.

Art. 1 – Introduce i nuovi reati, puniti con pene fino a 6 anni, di detenzione e/o diffusione di materiale inerente la preparazione o l’uso di armi e sostanze pericolose utilizzabili per non meglio precisate finalità di terrorismo, anche internazionale.

Art. 7 – Prevede la revoca della cittadinanza italiana, entro 10 anni dalla sentenza definitiva, contro il cittadino condannato per terrorismo o eversione.

Art. 8 – Introduce nel codice penale il nuovo art. 634 bis, che punisce il reato di occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui con la pena da 2 a 7 anni di reclusione sia per l’occupante sia per chi coopera con esso. La norma si aggiunge a quella prevista dall’art. 633 c.p., che punisce la occupazione abusiva di immobile, con la reclusione da 2 a 4 anni. Inoltre, viene introdotto nel codice di procedura penale il nuovo art. 321 bis, che dà alla polizia il potere di sgomberare immediatamente l’immobile occupato.

Art. 10 – Introduce il potere del questore di disporre contro il cittadino l’allontanamento da una determinata area urbana fino a 48 ore. Si può quindi immaginare l’uso che ne verrà fatto prima di manifestazioni e cortei sindacali e politici. Allarga i casi di emanazione del DASPO urbano fino a prevedere il DASPO giudiziario, disposto dal giudice quale condizione per la concessione della sospensione condizionale della pena.

Art. 11 – Ripristina la sanzione penale e non più amministrativa per il reato di blocco stradale. Introduce l’aggravamento della pena da 6 mesi a 2 anni a carico di coloro che effettuano un blocco stradale o ferroviario con il proprio corpo con più persone riunite. E’ il manganello giudiziario per farla finita con scioperi operai e manifestazioni non autorizzate.

Art. 12 e 13 – Sono norme mirate contro i Rom. Il primo abolisce l’obbligo per il giudice di rinviare la pena se la condannata è incinta o madre di un bimbo di età inferiore ad un anno, sicchè madre e figlio potranno finire in carcere a discrezione del magistrato. Il secondo punisce, con pene aggravate, non solo chi organizza l’accattonaggio, ma anche chi induca terzi a farlo.

Art. 14 – Introduce l’aumento di un terzo della pena prevista per i reati di violenza, minaccia, resistenza a pubblico ufficiale (già prevista da 6 mesi a 5 anni), se il fatto è commesso contro un ufficiale o agente di polizia, vietando al giudice di considerare prevalenti le circostanze attenuanti rispetto a tale nuova aggravante.

Art. 15 – Prevede che si proceda d’ufficio – e non più su querela di parte – nel caso di lesioni personali lievi o lievissime a danno di ufficiali o agenti di polizia in servizio, punite con pena da 2 a 5 anni.

Art. 20 – Autorizza ufficiali e agenti di polizia a portare armi senza licenza, anche quando non sono in servizio.

Queste tre norme corazzano e scudano l’azione violenta in servizio e l’eventuale uso di armi fuori servizio da parte di 300.000 ufficiali e agenti di polizia (provenienti da Polizia, Carabinieri, Finanza, Polizia Locale) contro i cittadini.

Art. 18 e Art. 25 – L’art. 18 introduce: a) la nuova aggravante del reato di istigazione a disobbedire alle leggi (art. 415 c.p., che prevede una pena fino 5 anni), se viene commesso all’interno di un carcere dai detenuti o anche mediante comunicazioni dirette a persone detenute; b) il nuovo art. 415 bis c.p., che punisce con la reclusione fino ad 8 anni “chiunque, all’interno di un istituto penitenziario, promuova, organizzi o diriga una sommossa con atti di violenza o minaccia, di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini o con tentativi di evasione, commessi congiuntamente da tre o più persone”. Le pene possono essere aumentate, in determinati casi (lesioni personali, uso di armi, ecc.) fino a 20 anni. L’art. 25 completa le suddette norme con la previsione dell’esclusione dei detenuti istigatori ribelli (anche passivi!) dai benefici penitenziari, equiparandoli a mafiosi e terroristi.

Art. 19 – Applica quanto previsto dall’art. 18 per i detenuti in carcere contro i migranti ristretti nei CPR, confermandone la natura carceraria.

Questa normativa annulla qualsiasi diritto dei detenuti e li annichilisce ad esseri senza dignità, sottoposti all’imperio e arbitrio assoluti e al ricatto permanente del personale penitenziario.

Art. 23 – Il governo Renzi aveva già concesso, con il decreto-legge n.7/2015, ai funzionari e agenti dei servizi segreti, infiltrati in associazioni terroristiche o eversive, l’immunità penale nel caso di compimento di reati associativi per finalità di terrorismo. La norma, che era transitoria e più volte prorogata, diventa ora permanente e prevede l’estensione dell’immunità penale per la direzione ed organizzazione di associazioni terroristiche, anche internazionali, ed eversive dell’ordine democratico, nonché nel caso di fabbricazione o detenzione di ordigni o di materiale con finalità di terrorismo. Si passa così dalla figura dell’agente infiltrato a quella dell’agente provocatore, o – peggio ancora – dell’organizzatore di attentati e stragi.

Concludendo questo sommario esame, possiamo affermare che il DDL Sicurezza è il più duro e spietato provvedimento penalistico congegnato dal Governo Meloni, per l’entità delle pene introdotte con nuove figure di reato e per l’aumento di quelle già previste da leggi precedenti. Esso corona un biennio di intensa attività legislativa ispirata dalla logica dell’ultrapenalismo carcerario, modello autoritario di gestione-repressione dei conflitti sociali e politici tramite i poteri violenti e criminogeni concessi alle forze di polizia, che porta a sua volta a un nuovo modello autoritario di detenzione di una massa crescente di giovani, lavoratori, italiani ed immigrati, da educare mediante annichilimento. Esso mira a stroncare l’autonomia, l’iniziativa e l’organizzazione di lotta sui posti di lavoro; a terrorizzare gli studenti che si battono contro il modello militaristico della scuola propugnato dal ministro Valditara; a castrare i movimenti sociali e la resistenza nei quartieri popolari contro le ingerenze e i controlli di polizia.

Il DDL Sicurezza costituisce una tappa verso una più vasta offensiva statale (governo-parlamento-magistratura) contro i movimenti di lotta, gli organismi sociali, sindacali e politici proletari, contro l’ipotesi stessa di organizzazioni politiche comuniste e rivoluzionarie, che i reazionari al potere e i loro sedicenti oppositori conducono da tempo sul piano ideologico, preparando ulteriori strumenti penali.

Materiali sul  DDL

CONTRO IL DDL 1660 “PIANTEDOSI, una presa di posizione del Centro di Documentazione sul DDL1660 (qui)

 

L’APPELLO DELLA RETE LIBERI/E DI LOTTARE – FERMIAMO INSIEME IL DDL 1660, con le proposte di mobilitazione contro il DDL (coordinamenti locali, manifestazioni, scioperi) (qui)

 

Tutti e tre documenti, in un unico pdf (qui)

 

Il podcast del seminario dell’8 settembre a Roma organizzato dalla Rete Liberi/e di lottare (qui)

 

Il testo del DDL 1660  (qui)

 

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CONTRO IL DDL 1660 “PIANTEDOSI”

La discussione parlamentare del DDL 1660 “Piantedosi” riprende il 10 settembre. E’ il più duro e spietato provvedimento penalistico del governo Meloni per l’entità delle pene e le nuove figure di reato. Il DDL è un’accelerazione nella restrizione degli spazi di agibilità sociale, sindacale e politica del proletariato, una tappa verso una più vasta offensiva repressiva statale.

 

Prime iniziative e proposte contro il DDL

domenica 8 settembre ore 10:00

Roma, seminario sul DDL con esperti di diritto (Livio Pepino, Marina Prosperi, Eugenio Losco, l’Osservatorio repressione) per un’analisi approfondita del decreto, organizzata dalla Rete Liberi/e di lottare. Fermiamo insieme il DDL 1660.

presso il Csoa Ex-Snia, via Prenestina 173, che si raggiunge in pochi minuti dalla stazione Termini, con i tram 14 o 5 (la fermata è proprio davanti il Centro sociale)

il seminario sarà seguibile anche on line, per ottenere il link scrivere qualificandosi a fermiamoidecretisicurezza@gmail.com

Milano, ascolto collettivo del seminario organizzato dall’Archivio Primo Moroni
presso CSOA Cox 18 via Conchetta 18 – Milano (MM2 Romolo, bus 90/91 e 47, tram 3)

 

Materiali sul  DDL

CONTRO IL DDL 1660 “PIANTEDOSI, una presa di posizione del Centro di Documentazione sul DDL1660 (qui)

 

SOMMARIO ESAME DEL DDL 1660 “SICUREZZA, un’analisi del Centro di Documentazione degli articoli del DDL (qui)

 

L’APPELLO DELLA RETE LIBERI/E DI LOTTARE – FERMIAMO INSIEME IL DDL 1660, con le proposte di mobilitazione contro il DDL (coordinamenti locali, manifestazioni, scioperi) (qui)

 

Tutti e tre documenti, in un unico pdf (qui)

 

Il podcast del seminario dell’8 settembre a Roma organizzato dalla Rete Liberi/e di lottare (qui)

 

Il testo del DDL 1660  (qui)

 

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BENVENUTI ALL’INFERNO – WELCOME TO HELL

Il sistema carcerario israeliano quale rete di campi di tortura – The Israeli Prison System as a Network of Torture Camps

Quest’agosto B’Tselem, il Centro d’informazione israeliano per i diritti umani nei Territori Occupati, ha pubblicato il rapporto “Benvenuti all’inferno, il sistema carcerario israeliano quale rete di campi di tortura”.
Sotto in pdf la nostra traduzione in italiano della sintesi. Con la traduzione trovate una nostra prefazione (anche in inglese) e una piccola segnalazione di articoli sul rapporto di B’Tselem.
Pensiamo possa essere un piccolo contributo di contro informazione per quanti, pur non leggendo l’inglese, si oppongono alla pulizia etnica ad altissima intensità, con tratti genocidari, in corso a Gaza dal 7 ottobre 2023 e, proprio in questi giorni, in via di estensione ai restanti Territori Occupati palestinesi.

This August B’Tselem, the Israeli Information Centre for Human Rights in the Occupied Territories, has released the report ‘Welcome to Hell, the Israeli Prison System as a Network of Torture Camps’.
Below in pdf the our Italian translation of the executive summary. With the translation you can find an our preface (also in English) and a small report of articles on B’Tselem’s report.
We think it can be a small contribution of counter-information for those who, although they do not read English, are opposed to the very high-intensity ethnic cleansing, with genocidal features, underway in Gaza since 7 October 2023 and, in these last days, being extended to the remaining Palestinian Occupied Territories.

qui la traduzione – here the translation: Benvenuti all’inferno

Gli originali li trovate a questi url / The originals can be found at these urls

https://www.btselem.org/sites/default/files/publications/202408_welcome_to_hell_eng.pdf

https://www.btselem.org/sites/default/files/publications/202408_welcome_to_hell_summary_eng.pdf

https://www.btselem.org/publications/202408_welcome_to_hell
(a questo url anche le testimonianze complete)

Questi i riferimenti di B’Tselem:

https://www.btselem.org/

Email: mail@btselem.org

 

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Ruolo dell’Italia nel nuovo disordine mondiale

Archivio Primo Moroni – Calusca City Lights – CSOA Cox 18
via Conchetta 18 – Milano (MM2 Romolo, bus 90/91 e 47, tram 3)

Mercoledì 17 aprile 2024, ore 21

 

L’unico deterrente è il disfattismo

 

Ruolo dell’Italia
nel nuovo disordine mondiale

 

29 MILIARDI DI EURO LA SPESA MILITARE NEL 2024

56 MISSIONI MILITARI ALL’ESTERO OLTRE 1,4 MILIARDI NEL 2023

 

a cura del
“Centro di documentazione contro la guerra”

 

qui il link al podcast dell’incontro

https://archive.org/details/ruolo-dell-italia-nel-nuovo-disordine-mondiale-17-04-2024

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Con quella faccia un po’ così … di noi che abbiamo visto Genova

Genova 2001: quello che è successo
il 20 e 21 luglio era ed è la democrazia


La proiezione al CSOA Cox 18 a Milano il 10 e l’11 aprile del film documentario su Carlo Giuliani “
Di vita non si muore, un altro mondo è ancora possibile?
” di Claudia Cipriani, ci ha ispirato alcune riflessioni sui fatti di Genova, che sono legati alla situazione attuale molto più di quanto si possa pensare.

Il binomio Genova 2001 & guerra non è una forzatura, perché la guerra, alla fin fine, è anche repressione, controrivoluzione preventiva. Al tempo stesso, la repressione è anche un preventivo inquadrare le masse verso la guerra. Eventi e attori dei fatti di Genova ci parlano dell’oggi.

Ne sono venute fuori quattro paginette, che potete trovare qui:

https://centrodidocumentazionecontrolaguerra.noblogs.org/files/2024/04/Genova-2001-oggi.pdf

Ai fatti di Genova 2001, il 20-7-2021 dedicammo un incontro. Il podcast potete ascoltarlo qui:

https://archive.org/details/genova-2001-quello-che-esuccesso-20-07-2021

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Disfattismo e antimilitarismo – Defeatism and anti-militarism

unica risposta di classe possibile alla guerra in Ucraina

Questo opuscolo, pubblicato nel giugno 2023, è tuttora attuale. Tanto più adesso che la UE ed i governi europei parlano apertamente del rischio di una guerra in mondiale e, “per prevenirla”, vorrebbero realizzare un riarmo generalizzato, continuano a fornire armai all’Ucraina e ad Israele, mandano le navi in missione nel Mar Rosso. Al suo interno:

Contro l’imperialismo russo. Contro il blocco imperialista USA – Europa – Nato. Contro il capitalismo Ucraino. Contro la prospettiva di guerra globale inter-capitalista, mondiale, aperta con la guerra “per procura” in Ucraina. Un processo verso la guerra globale, ma è iniziato. Il pericolo nucleare e la guerra in Ucraina. L’assuefazione alla guerra. La guerra in Ucraina non è una delle “tante” guerre. Opporsi all’interventismo dell’imperialismo italiano. “Antimilitarismo”, “internazionalismo” o … partecipazione alla guerra in Ucraina?

only possible class response to the war in Ukraine

This pamphlet, published in June 2023, is still timely. Particularly now that the EU and European governments are openly talking about the risk of a war in the world and, ‘to prevent it’, would like to carry out generalised rearmament, continue to supply arms to Ukraine and Israel, send ships on a mission to the Red Sea. Inside:

Against Russian imperialism. Against the U.S.-Europe-NATO imperialist bloc. Against Ukrainian capitalism. Against the prospect of global inter-capitalist, global war opened with the “proxy” war in Ukraine. A process toward global war, but it has begun. The nuclear danger and the war in Ukraine. The habituation to war. The war in Ukraine is not one of “many” wars. Opposing the interventionism of Italian imperialism. “Anti-militarism,” “internationalism.” o … participation in the war in Ukraine?

Potete scaricarlo qui / It can be downloaded here

Disfattismo e antimilitarismo, unica risposta di classe possibile alla guerra in Ucraina 
Defeatism and anti-militarism, Only possible class response to the war in Ukraine. (English)
Défaitisme et antimilitarisme, La seule réponse de classe possible à la guerre en Ukraine. (Français)
Defätismus und Antimilitarismus, Die einzige mögliche Antwort der Klasse auf den Krieg in der Ukraine. (Deutsche)
Defétismus a antimilitarismus, Jediná možná třídní odpověď na válku na Ukrajině. (Čeština)

Ringraziamo YS e TŘÍDNÍ VÁLKA # CLASS WAR # GUERRE DE CLASSE per le traduzioni https://www.autistici.org/tridnivalka/

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IL NUOVO DISORDINE MONDIALE AVANZA

Archivio Primo Moroni ─ Calusca City Lights ─ CSOA Cox 18
via Conchetta 18 – Milano (MM2 Romolo, bus 90/91 e 47, tram 3)

Sabato 2 marzo ore 17.30

 

IL NUOVO DISORDINE MONDIALE AVANZA

 

AUMENTO DEI CONFLITTI

Ucraina, Russia, Palestina – Israele, Mar Rosso – Yemen,
Libano, Tigray, Sudan, Siria, Iraq, Rojava, …

 

LE SPESE MILITARI IN CRESCITA

(USA 812, Nato-Europa – senza Turchia 313,
Cina 298, India 81, Russia 72, Miliardi di USD)

 

RUOLO DELL’ITALIA NEL NODO
MEDIORIENTALE E MEDITERRANEO

56 Missioni Militari all’estero oltre 1,4 miliardi nel 2023

 

IL DISFATTISMO

è l’unica possibilità per affrontare l’aut aut o socialismo o barbarie.

 

a cura del
“Centro di documentazione contro la guerra”

qui potete trovare il podcast dell’incontro

https://archive.org/details/il-nuovo-disordine-mondiale-avanza-02-03-2024

 

 

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23-2 Sciopero contro le guerre, 24-2 giornata internazionale di azione contro le guerre

Venerdì 23 febbraio sciopero generale contro le guerre

Sabato 24 febbraio giornata internazionale di azione contro le guerre del capitale

in Italia manifestazione nazionale a Milano, Piazzale Loreto ore 14:30

PARTECIPIAMO, MOBILITIAMOCI.

  Non siamo certo noi a poter garantire un’ampia partecipazione alle due giornate di mobilitazione contro la guerra indette per il 23 e il 24. Ma abbiamo dato la nostra adesione e invitiamo a parteciparvi, partendo dalla constatazione che, almeno qui in Italia, le iniziative antimilitariste e disfattiste contro la guerra in Ucraina sono andate via via scemando. Sempre rimanendo nel “Bel Paese”, ugualmente abbiamo visto scemare la partecipazione alle manifestazioni settimanali contro la pulizia etnica in corso a Gaza, in particolare modo dei militanti di origine italiana.

  D’altra parte non possiamo che registrare sconsolatamente come il “milieu”, genericamente definibile antagonista, sia in massima parte incapace di lavorare per dare vita ad un polo di aggregazione di una mobilitazione radicale e disfattista contro le guerre. Piuttosto che cercare di convergere su scadenze comuni a partire dalle guerre in corso in cui il capitalismo italiano è pressoché direttamente impegnato, con una scelta “bipartisan” di centro destra e centro sinistra, vediamo che ciascuno preferisce dedicarsi a mobilitazioni in proprio, meglio se locali e decentrate, di cui possa rivendicare l’unicità, la “rivoluzionarietà” e il copyright. Indubbiamente vengono sollevati temi importanti e necessari, come, a solo titolo di esempio, la militarizzazione delle scuole, le servitù militari, …. e pure condotte iniziative necessarie come il blocco del traffico d’armi nei porti, il boicottaggio di aziende collegate direttamente a Israele e alla sua apartheid, la mobilitazione contro fiere belliche, ….

  Ma “non si pensa in grande”, a collegare stabilmente temi e iniziative per cominciare a gettare le basi di una “cultura politica” disfattista e antimilitarista che vada oltre … i soliti noti.

  Per questo, invitandovi nuovamente a partecipare, perché in qualche modo la quantità di iniziative può favorire la loro qualità, facciamo seguire qualche ragionamento, veloce e sicuramente incompleto, sull’Ucraina e sulla Palestina (in coda una tabella sul traffico d’armi Italia – Israele).

…….

continua qui: La guerra che verrà: Due giornate di lotta contro le guerre, Ucraina, Palestina

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