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Gli “arabi” di Israele – the “Arabs” of Israel

Archivio Primo Moroni ─ Calusca City Lights ─ CSOA Cox 18
via Conchetta 18 – Milano (MM2 Romolo, bus 90/91 e 47, tram 3)

 

Mercoledì 12 febbraio 2025
ore 20.30

 

una testimonianza diretta dalla Palestina

gli “arabi” di Israele

nella guerra e nella pulizia etnica, di fronte alla repressione israeliana

 

incontro con Mohamed Younis

esperto di politiche pubbliche del territorio

 

a first-hand account from Palestine

the “Arabs” of Israel

in warfare and ethnic cleansing, facing Israeli repression

meeting with Mohamed Younis 

an expert on public policies of the territory

a cura del Centro di documentazione contro la guerra

 

Il podcast dell’incontro è disponibile qui:

The meeting podcast is available here:

https://archive.org/details/gli-arabi-di-israele-nella-guerra-e-nella-pulizia-etnica-di-fronte-alla-repressi

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La collaborazione tra Italia e Israele nella pulizia etnica in Palestina

Archivio Primo Moroni – Calusca City Lights – CSOA Cox 18
via Conchetta 18 – Milano (MM2 Romolo, bus 90/91 e 47, tram 3)

 

Giovedì 30 gennaio 2025 ore 20.30

 

Non siamo certi che la tregua a Gaza duri e ponga fine alla guerra aperta. Siamo invece assolutamente certi che la pulizia etnica dei palestinesi proseguirà e che il governo e l’opposizione italiani continueranno ad esserne complici.

(We are not sure that the truce in Gaza will last and put an end to the open war. Instead, we are absolutely certain that the ethnic cleansing of the Palestinians will continue and that the Italian government and opposition will continue to be complicit in it.)

 

La collaborazione Italia – Israele

tra le rispettive Università

e i centri di ricerca

(The collaboration between Italy and Israel through their respective Universities and research centers)

con Daniele Ratti

 

 

I rapporti tra Italia e Israele e le missioni

militari in Libano e nel Golfo di Aden

(The relations between Italy and Israel and the military missions in Lebanon and in the Gulf of Aden)

a cura del Centro di documentazione contro la guerra

 

bibliografia – bibliography

 

Il podcast dell’incontro è disponibile qui:

The meeting podcast is available here:

https://archive.org/details/la-collaborazione-e-i-rapporti-tra-italia-e-israele-30-01-2025

 

 

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Abusi dei soldati israeliani sui palestinesi ad Hebron – Abuse of palestinians by Israeli soldiers in the center of Hebron

Vi segnaliamo l’ultimo rapporto di B’Tselem, il Centro d’informazione israeliano per i diritti umani nei Territori Occupati, pubblicato oggi 3 dicembre 2024, che rivela ancora una volta una realtà insopportabile: gravi abusi di routine sui palestinesi da parte dei soldati israeliani nel centro di una delle principali città della Cisgiordania (Hebron). Hanno intitolato il rapporto “Unleashed” (scatenato, senza freni), perché l’ondata di violenza riversata sui palestinesi nell’ultimo anno ha cambiato le norme di comportamento nelle forze armate.

Il rapporto si basa su oltre 20 testimonianze raccolte da B’Tselem di palestinesi che hanno subito abusi da parte di soldati israeliani tra maggio e agosto 2024. Le vittime descrivono di essere state catturate a caso dai soldati, per lo più mentre camminavano per le strade della città, svolgendo le loro attività quotidiane. Sono stati picchiati e sottoposti a gravi abusi da parte dei soldati, a volte per strada, altre volte all’interno degli avamposti militari dove sono stati portati.

Dopo più di un anno in cui Israele ha condotto una guerra sfrenata contro il popolo palestinese e il governo israeliano ha disumanizzato i palestinesi nel dibattito pubblico, questo abuso collettivo è diventato parte delle operazioni di routine dell’esercito israeliano in Cisgiordania.

Qui potete leggere il report completo e vedere le testimonianza delle vittime (inglese)

B’Tselem, Unleashed, Abuse of palestinians by Israeli soldiers in the center of Hebron, 3 dicembre 2024

——————————

We would like to point out the last report of B’Tselem’s, the Israeli Information Centre for Human Rights in the Occupied Territories, out today, 3 December 2024, again reveals an unbearable reality: routine, severe abuse of Palestinians by Israeli soldiers in the center of a major West Bank city (Hebron). They called the report “Unleashed“, because the wave of violence unleashed on Palestinians this past year has changed norms of conduct in the military.

The report is based on over 20 testimonies collected by B’Tselem from Palestinians who were abused by Israeli soldiers between May and August 2024. Victims describe being randomly seized by soldiers, mostly as they were walking down the streets of the city, going about their daily affairs. They were beaten and subjected to severe abuse by soldiers, sometimes in the street, and at other times inside military outposts where they were taken.

After more than a year of Israel waging an unchecked war against the Palestinian people, and the Israeli government dehumanization of Palestinians in public discourse, this collective abuse has become part of the routine operations of the Israeli military in the West Bank.

Read here the full report and watch the victims’ testimonies

B’Tselem, Unleashed, Abuse of palestinians by Israeli soldiers in the center of Hebron, 3rd december 2024

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Ancora su diserzione, disfattismo, internazionalismo, guerra

Dal passato della lotta tra le classi un’indicazione per il disfattismo contro la guerra dell’oggi

La pubblicazione del libro Il disertore, che con una lunga presentazione di Luca Salza, propone il discorso tenuto alla Camera da Francesco Misiano, allora deputato socialista, poi del PCd’I, il 12-7-1920 in propria difesa contro la richiesta di autorizzazione a procedere perché disertore nella Prima Guerra Mondiale, assieme alla testimonianza in sua difesa dell’altro deputato socialista Oddino Morgari, ci fornisce l’occasione per ritornare sulla questione della diserzione, del disfattismo, dell’internazionalismo e della guerra.

Temi che recentemente sono emersi nel dibattito politico per il crescere della renitenza e della diserzione in Ucraina e su cui siamo già intervenuti (vedi https://centrodidocumentazionecontrolaguerra.noblogs.org/diserzione-renitenza-disfattismo/) sostenendo la necessità di collegare l’atto “individuale” della renitenza e della diserzione all’atto “collettivo” della guerra di classe contro il capitalismo, per poter porre fine alla guerra imperialista o, se possibile, oggi, bloccare lo scivolamento verso di essa prima … che sia troppo tardi.

L’operato politico di Misiano, condensato nel suo discorso, che non è una richiesta di scuse o una giustificazione contro le accuse di vigliaccheria per aver disertato, ma un’aperta rivendicazione della partecipazione alla guerra di classe contro il capitalismo e, conseguentemente, alla lotta antimilitarista prima, durante e dopo la Prima Guerra Mondiale, è esemplificativo di come vadano tra di loro connessi gli aspetti dell’antimilitarismo proletario, di classe, rivoluzionario.

Misiano partecipa e organizza la mobilitazione contro la guerra a Napoli nel 1914, contro l’incombente minaccia del conflitto mondiale e in protesta per i proletari uccisi nella “settimana rossa” di Ancona. Ferroviere paga con il licenziamento la partecipazione alla lotta.

Licenziato politico il sindacato dei ferrovieri lo manda a Torino, dove organizza e partecipa anche qui alle agitazioni contro la guerra, sia essa combattuta a fianco di Austria, Germania e Russia o, come poi avvenne, a fianco di Francia, Inghilterra, USA. Repressione, morti proletari in piazza Castello, prigione per Misiano.

Entrata l’Italia in guerra nel 1915 viene chiamato alle armi, la sua prima decisione è quella di presentarsi in caserma, addirittura chiede senza successo di fare il corso ufficiali, per poter meglio propagandare e organizzare la lotta alla guerra, il disfattismo tra i proletari in divisa. Prigione, internamento manicomiale, restrizioni disciplinari ad personam, isolamento dagli altri soldati, prospettiva di essere mandato al fronte senza addestramento e farlo ammazzare subito dal nemico perché antimilitarista, lo spingono alla decisione di saltare il muro della caserma, di disertare, perché accettando di combattere, andando al fronte a queste condizioni, non potrebbe più svolgere la lotta disfattista contro la guerra.

Ripara in Svizzera dove nel movimento socialista continua la lotta disfattista, antimilitarista, con i socialisti (poi comunisti) che organizzeranno la Conferenza di Zimmerwald, contro la guerra, contro la capitolazione allo sciovinismo nazionalista di buona parte dei partiti socialisti europei che consegnarono al macello mondiale i proletari di tutti i paesi.

Dopo un fermo e con il rischio di essere arrestato nel 1918 abbandona la Svizzera, vorrebbe recarsi in Russia per dirigere, su invito di Angelica Balabanoff, il giornale per i volontari italiani del corpo di spedizione in Russia. Si trova in Germania, dove interviene a sostegno della guerra di classe tra i prigionieri di guerra italiani in attesa di rimpatrio.

Nel 1919 partecipa ai moti spartachisti e rimasto senza munizioni viene catturato a Berlino durante la difesa dalle “Freikorps” del Vorwarts (l’organo di stampa del Partito socialdemocratico tedesco), la cui sede berlinese fu occupata dagli spartachisti dal 6 al’11 gennaio 1919).

Scampato alla morte sul posto e poi alla detenzione rientra in Italia. Si reca a Fiume sempre nel 1919, dove vuole far insorgere la popolazione contro D’Annunzio e i suoi legionari. Il poeta ne richiederà l’uccisione con il ferro.

Primo eletto dei socialisti a Napoli, viene sottoposto ad attacchi squadristi e violenze di ogni genere, e sottoposto a procedimento per diserzione nonostante l’amnistia per i disertori del governo NItti, ma si sa, lui era Misiano, il disfattista.

Tralasciamo le ulteriori vicende terrene di Misiano che si concluderanno in Russia il 18-8-1936, dove per sfuggire alla repressione staliniana chiederà, senza successo, di essere inviato in Abissinia, per lottare contro l’imperialismo italiano.

Ci preme sottolineare come Misiano sia riuscito a coniugare la lotta antimilitarista disfattista prima e durante la guerra, la diserzione, e la partecipazione al tentativo rivoluzionario in Germania, la guerra di classe; come sia riuscito a dare concretezza alla lotta alla guerra.

La sua indicazione ci serve oggi, alla luce delle odierne condizioni, per ragionare su come intervenire per contrastare lo scivolamento nella guerra, per fare delle diserzioni in corso in Russia e in Ucraina uno strumento collettivo contro la guerra lì per tentare di bloccarla, qui per cercare di denunciarla e impedirla, ben sapendo che senza guerra di classe non è possibile.

In questo senso ha ragione Oddino Morgari quando sostiene nella sua testimonianza alla Camera a favore di Misiano: “… una cosa è certa, che l’atto del Misiano potrà col tempo moltiplicarsi e potrà aversi questo spettacolo di un intero esercito che non dirò diserta, perché non può adoperarsi questa parola per un caso collettivo, ma si rivolta contro la guerra, …” pp. 75-76

Francesco Misiano, Il disertore, prefazione di Luca Salza, Cronopio, agosto 2024, Napoli

 

Libreria Calusca via Conchetta, 18               

Domenica 1 dicembre 2024, ore 17:00

presentazione del libro:

Francesco Misiano, il Disertore, Cronopio Edizioni

con il curatore Luca Salza

 

 

Note biografiche su Francesco Misiano

AA.VV., Francesco Misiano, www.quinterna.org/biografie/misiano_francesco.htm

Masi Giuseppe, Francesco Misiano, www.treccani.it/enciclopedia/francesco-misiano_%28Dizionario-Biografico%29/

Pantalone Sergi (a cura di), Misiano Francesco, in Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea, Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea & Centro ricerca sulle migrazioni https://www.icsaicstoria.it/dizionario/misiano-francesco/

Wikipedia, Francesco Misiano, https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Misiano

Camera dei deputati, portale storico, Francesco Misiano https://storia.camera.it/deputato/francesco-misiano-18840626#nav

(solo dati anagrafici e di studio, e 38 interrogazioni e citazioni, non c’è l’intervento, solo un’interrogazione precedente sulla questione in cui Misiano chiede provocatoriamente:

« Il sottoscritto chiede d’ interrogare il ministro della guerra, per sapere, in relazione ad un telegramma indirizzatogli dall’Associazione liberale milanese e riprodotto dai giornali :

1° Da quale fronte ho disertato ;

2° Con quali nemici ho avuto rapporti ;

3° Da quale autorità giudiziaria militare sono stato condannato ed a quale pena.

« Misiano ».

LEGISLATURA XXV – T SESSIONE – DISCUSSIONI – TORNATA DELL’11 DICEMBRE 1919

Atti parlamentari, Camera dei Deputati, p. 161

https://storia.camera.it/regno/lavori/PDF/RI_LEG25/unica/00161.pdf)

 

Alcune segnalazioni del libro

Felice Cimatti, Il Coraggio della vigliaccheria. Il disertore Francesco Misiano, 18-11-2024

https://www.fatamorganaweb.it/francesco-misiano-il-disertore/

Intervista al curatore Luca Salza su Raiplay

https://www.raiplaysound.it/audio/2024/10/Qui-comincia-del-30102024-9b5bce82-de5f-4cf4-b271-5e47faa4b04d.html

Intervista al curatore Luca Salza sul canale Il Posto delle Parole

https://www.youtube.com/watch?v=uJkb9f_u9yA

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Diserzione, renitenza, disfattismo

Dall’Ucraina all’Italia, guerra alla guerra, contro la prospettiva di una IIIª guerra mondiale

Queste note sono state ispirate dall’assemblea “Disertiamo la guerra” che si terrà domenica 20-10-2024 presso il CSOA Cox18, via Conchetta 18, Milano, cui vi invitiamo a partecipare. Un’assemblea per fare del 4 novembre, festa delle forze armate, la giornata del disertore, con un presidio davanti al consolato ucraino di Milano. Un’assemblea che ha il pregio di riportare l’attenzione sulla guerra in Ucraina tutt’altro che scomparsa, e che interviene sul tema della prospettiva verso una IIIª guerra mondiale. Il nostro è un contributo aperto e vuole essere costruttivo su quello che condividiamo e su quello che secondo noi non va. Le prospettive politiche rivoluzionarie si costruiscono anche con il confronto sulle divergenze, per superarle e andare avanti.

La guerra intercapitalista e reazionaria da parte di tutti i fronti direttamente o “indirettamente” coinvolti in Ucraina continua mietendo vittime tra gli ucraini e tra i russi dal 24 febbraio 2022. Questa guerra è un potente fattore di “avvicinamento” alla possibilità di trasformazione della crisi generale del capitalismo in una Terza Guerra Mondiale, nel fondamentale teatro di scontro tra bande capitaliste rivali che è l’Europa. Ma l’assuefazione generata dalla copertura mediatica di regime e i riflettori puntati sull’altra guerra, altrettanto reazionaria, in corso in Palestina e in Libano, fanno sì che di essa si parli poco. (Come pure, per inciso, si tace sulla pulizia etnica, genocidaria, in corso in Palestina ad opera dello stato sionista israeliano; tutt’al più ci si sorprende che Israele colpisca i caschi blu in Libano, compresi gli italiani, anche se fino ad ora l’Italia ha sempre avallato, con tutti i governi, la barbarie israeliana).

Non se ne parla molto anche se l’Europa ha recentemente fatto un ulteriore avvicinamento alla possibilità di una Terza Guerra Mondiale con la risoluzione sul Proseguimento del sostegno finanziario e militare all’Ucraina del 19.9.2024, che consente l’utilizzo senza restrizioni dei sistemi d’arma forniti dall’Occidente (Nato & friends) “… contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo” (par. 8). (377 sì, 191 no e 51 astenuti). Come ben sanno i parlamentari europei, solo le bombe dei “nostri nemici” finiscono anche sui civili.

Centro destra e centro sinistra italiani preparano anch’essi la guerra globale

Interrompiamo un attimo il flusso del ragionamento sulla diserzione tra le fila dei soldati ucraini e russi, ricordano l’ipocrisia italiana, i “due piedi in due scarpe”, nella votazione europea. La Lega di Salvini ha votato contro, ma sottolineando che non viene meno il suo sostegno all’Ucraina. Parte del Movimento 5 Stelle ha votato contro, perché non c’è l’indicazione di ricercare un negoziato. Fratelli d’Italia, Forza Italia e PD hanno votato contro il paragrafo 8 ma hanno sostenuto il resto della risoluzione. (Trascuriamo i casi singoli di voti a favore del par. 8)
Ma tutte queste forze politiche di centro destra e centro sinistra si sono ben guardate dal promulgare (se al governo) o dal richiedere (se all’opposizione) l’interruzione della fornitura d’armi all’Ucraina. Si parla molto della pace, ma nei fatti la guerra deve continuare sulla pelle degli ucraini e dei soldati di leva ucraini e russi (con la benedizione di “sinistrati”, anarchici ??, trotzkisti ?? e verdi sciovinisti, che usando le stesse argomentazioni della socialdemocrazia tedesca o degli irredentisti italiani nella Prima Guerra Mondiale, si raccontano che in Ucraina sarebbe in corso una guerra per la difesa popolo ucraino oppresso dall’imperialismo russo).

In Ucraina si continua a combattere, ma i soldati russi ed ucraini disertano

Torniamo alle diserzioni nella guerra ucraina. I nostri media di regime e d’opposizione, se non quasi di sfuggita, si sono ben guardati dall’intervenire approfonditamente sul fenomeno della diserzione dei soldati ucraini.
Sono talmente codini e in massima parte impegnati a sostenere la guerra che, pur distribuendo spesso l’epiteto di “putiniano” a chiunque non si è accodato come loro al sostegno della mattanza dalla sponda ucraina, quand’anche sostenesse apertamente che l’imperialismo russo è il primo responsabile politico della guerra in Ucraina (essendo stata la sua cricca dirigente a decidere per l’intervento armato, sulla base di una politica reazionaria quanto quella della Nato e per cui nessun proletario, di qualsiasi nazionalità, ha da spendere una .. sillaba di sostegno), da non aver pressoché menzionato nemmeno le diserzioni di militari russi e la tremenda repressione contro gli oppositori alla guerra, incarcerati e ammazzati dal regime russo.
Dimenticanza” forse imputabile a un’intima convinzione per cui non di deve in nessun modo favorire qualsivoglia sentimento contro la guerra, contro la “sacra” difesa della patria; né si deve intralciare l’indottrinamento bellico ammanito nelle scuole italiane fin dalle elementari, con le solite fanfaluche sulla difesa della patria, le carriere militari, ecc. Per sicurezza, qualsiasi opposizione alla guerra è meglio che sia perseguita anche se si manifesta tra le fila del “nemico”.
Ed è così che, fin dall’inizio della guerra in Ucraina, nonostante centinaia di migliaia di giovani siano scappati dalla Russia per non partecipare alla guerra reazionaria di Putin, l’Europa si sia ben guardata dal concedere loro l’asilo politico.
Come pure ha fatto finta di credere che tra i 14 milioni di ucraini che hanno abbandonato il paese dall’inizio della guerra (1) ci fossero solo profughi creati dai russi, ma non anche disertori che non avevano alcuna voglia di combattere per la propria “patria”.

La diserzione tra i ranghi russi è assai difficile da quantificare, data la rigidissima censura putiniana e la costante persecuzione contro tutti gli oppositori alla guerra. Ma i tentativi di aumentare le “coscrizioni volontarie” aumentando le paghe, coinvolgendo carcerati e immigrati con promesse di amnistia o di regolarizzazione, ci rammentano che forse non è cosi semplice per i russi trovare muovi soldati. Le numerose voci non confermate “ufficialmente” ci fanno ben sperare che le molotov contro i centri di reclutamento e la ribellione o diserzione dei soldati non si siano esauriti. Sicuramente centinaia di migliaia di giovani hanno abbandonato la Russia nei primi tempi della guerra.

Il fenomeno della diserzione anche tra gli ucraini, dopo questi anni di guerra, sembra in costante aumento e qui abbiamo qualche dato in più. Solo nei primi quattro mesi del 2024 sarebbero stati aperti 10.584 procedimenti per “abbandono di unità militare o luogo di servizio”, e 7.306 per “diserzione” (2). Secondo il comandante di battaglione Roman Kovalev nelle unità di fanteria il fenomeno della fuga potrebbe interessare «fino al 30% dei soldati»; per Ruslan Gorbenko – deputato del partito di Zelensky – ci sarebbero già state 80 mila diserzioni; per il politologo Oles Donii le diserzioni sarebbero state 9.000 nel 2022, 21.000 nel 2023 e già 37.000 nel 2024.(3) Il giornale ucraino Kviv Post riporta che secondo l’Ufficio del Procuratore Generale ucraino dal 2022 sarebbero stati aperti più di 60.000 procedimenti per diserzione (4). Il giornalista e militare Volodymyr Boiko sul suo blog il 20.8.2024 ha scritto che i disertori ucraini dall’inizio della guerra sarebbero ormai 150.000 e che sarebbero aumentati soprattutto nell’ultimo semestre (5).

Al di là delle cifre evidenti segnali delle difficoltà in corso nel reclutare nuovi soldati e nel contenere le diserzioni, si possono rintracciare in alcune misure adottate dal governo ucraino.

Nell’aprile 2024 il parlamento ucraino ha introdotto una nuova legge per la mobilitazione di guerra e nel progetto iniziale era stato inserito anche un articolo che prevedeva la “demobilitazione” dopo 36 mesi di servizio militare. Probabilmente un tentativo di dare una risposta alle proteste dei soldati lasciati senza cambio al fronte dal febbraio 2022 con forse 10 giorni di licenza due volte l’anno (6) e al crescere delle diserzioni. L’articolo della legge è stato però cancellato su richiesta del Ministro della Difesa Umerov e del comandante in capo delle forze armate ucraine generale Syrsky. Sarebbe stata promessa, al suo posto, una legge specifica sulla “demobilitazione”, ma ad oggi non se ne è più sentito parlare (7).

Ma anche se secondo le fonti del regime ucraino la nuova legge sulla mobilitazione starebbe funzionando e gli arruolamenti starebbero crescendo (8), tuttavia con la legge 11322 del 20.8.2024 è stato depenalizzato il primo tentativo di diserzione. Viene permesso al soldato di rientrare alla sua unità senza punizione, se il suo comandante è d’accordo. (9)
Ci sembra ovvio che il soldato disertore “pentito” che dovesse rientrare alla propria unità, sarebbe di certo adibito a compiti e missioni ad alto rischio per liberarsene prima possibile. Speriamo che nessuno caschi in questo tranello!
(E’ interessante considerare che in una situazione di guerra aperta come è per l’Ucraina, la pena per i disertori oscilli dal perdono ai 5-10 anni di prigione a seconda dei casi. In Italia gli art. 143-151 del Codice penale militare di guerra, dopo l’abolizione della pena di morte, prevedono una pena detentiva pari alla pena detentiva massima prevista dal codice penale per le varie tipologie di diserzione) (10)

Ma quello che ci preme non è determinare una cifra esatta dei disertori ucraini e/o russi, né se gli arruolamenti progrediscano o meno (sono in buona parte forzati, in entrambi i paesi) bensì definire alcune valutazioni politiche in proposito.

Il proletariato, innanzitutto nel cosiddetto mondo occidentale, non è attualmente in grado, nel suo insieme, nella sua maggioranza politica, di praticare una prassi di opposizione alla guerra in corso, di riuscire a contrastare le forniture d’armi all’Ucraina, di appoggiare concretamente le opposizioni al conflitto che si manifestano nei due paesi (e in Russia, e in Bielorussia, le proteste sono state estese, colpite da una repressione durissima e lasciate isolate a se stesse, senza nessuna reale forma concreta di sostegno, non solo dagli stati europei avversi alla Russia e alla Bielorussia, ma molto spesso anche dai settori di militanza politica occidentale, spesso ancora impegolati nelle paludi del sostegno “sciovinista al contrario” alla Russia contro la Nato).

Mancando oggi un’opposizione di classe diffusa e radicata, per differenti storie e motivi sia in Russia, sia in Ucraina, in grado di contrastare la partecipazione alla guerra, di organizzare il rovesciamento di fronte contro la propria borghesia (applicare concretamente, armi alla mano, il concetto che il nemico non è oltre la frontiera), chi vuole sottrarsi alla guerra imperialista in corso, sceglie di “scappare dalla guerra”, di salvarsi individualmente dal massacro.

Date queste condizioni soggettive della lotta tra le classi, noi non possiamo che essere solidali con queste forme di protesta individuale (che individuali rimangono anche quando possono godere dell’appoggio di reti collettive per poter fuggire dal fronte e dal paese). Non c’è alcuna utilità nell’essere ammazzati in questa guerra e la logica dei martiri non appartiene alla lotta di classe rivoluzionaria. Non solo, la solidarietà e l’appoggio ai disertori e agli oppositori russi, bielorussi ed ucraini diviene, nell’arretrata situazione attuale, un elemento da usare per incrinare lo spirito bellicista e la subordinazione alla politica di guerra dominante, al fronte Nato, alla logica sciovinista e interclassista della difesa contro l’aggressore.

E’ quindi fondamentale, oggi, rivendicare l’asilo politico immediato in Europa per tutti i disertori, renitenti, obiettori e oppositori ucraini, russi e bielorussi, fornendo loro nei limiti delle nostre possibilità un sostegno politico e concreto. Più che ai consolato ucraini, una mobilitazione a sostegno di questo obiettivo dovrebbe riguardare i governi italiano ed europei, riuniendosi di fronte alle loro sedi, diffondendolo in altre occasioni di mobilitazione sociale contro la guerra, come le manifestazioni contro il genocidio in Palestina.

Nella situazione attuale una politica disfattista deve usare anche questo elemento per cercare ci contrastare la corsa verso la guerra globale.

Alcune domande magari non gradevoli, ma necessarie

Ovviamente abbiamo parlato dei disertori ucraini e russi non per semplice (e dovuta) solidarietà, poiché al militare di professione preferiamo sempre chi in guerra non ci vuole andare, ma per parlare di qui, di quello che c’è da fare nel nuovo disordine mondiale, nella prospettiva verso una IIIª guerra mondiale.

La diserzione, la renitenza sono forme individuali di protesta, che non organizzano e non consentono di condurre la guerra alla guerra. Il disertore o il renitente una volta allontanatosi dal fronte e raggiunto un paese non belligerante continua per la propria strada individuale nella massima parte dei casi.

Se vere, le cifre di centinaia di migliaia di disertori sarebbero una percentuale molto elevata sul totale dei combattenti. Ma al momento tutta questa quantità non si è trasformata in una rete ed in una politica collettiva di massa. Non si tratta di gettare la croce sui disertori della guerra russo – ucraina e aspettarsi che ci cavino loro le castagne dal fuoco, ma di riconoscere che non esiste un movimento di massa dei disertori, che alla ricorrenza dell’inizio dell’aggressione russa gli ucraini all’estero nella massima parte manifestano per la guerra, per continuarla contro la Russia.
Un movimento di massa che oggi non c’è, ma non ci potrà essere neppure domani.

La quantità di disertori oggi è possibile perchè la maggior parte dei paesi confinanti non sono in guerra, il disertore ha quindi la possibilità di scappare in zone relativamente sicure, in cui non deve quotidianamente nascondersi dalla ricerca della “propria” polizia militare. Ma basterebbe solo che i paesi dove si sono rifugiati i disertori iniziassero a rispedirli nel paese di provenienza, per via dei documenti scaduti, perché in età militare, … per rendere assai più difficile e ancora più individuale la diserzione.

Se poi fossimo nella situazione di una guerra globale conclamata, scoppiata, i disertori non avrebbero paesi non belligeranti dove rifugiarsi e quand’anche la Svizzera rimanesse neutrale in un un futuro conflitto, ricordiamoci che durante la IIª guerra mondiale respingeva i profughi che si presentavano ai suoi confini, particolarmente quelle con le tasche vuote del proletario.

Inoltre se fossimo nella situazione di una guerra globale, dovremmo pure considerare che i paesi coinvolti nel conflitto non si limiterebbero certo a “impaurire” i disertori con la minaccia di una penda detentiva di 5-10 anni come oggi. Nelle guerre precedenti i disertori venivano fucilitati, o peggio. Tanto per ricordare quanto noi italiani siamo “brava gente”, durante la Iª guerra mondiale, sul fronte del Carso, i soldati italiani disertori venivano legati ad un palo vivi e issati sopra le trincee perché fossero colpiti dagli austriaci e fossero di monito per chi voleva disertare.
Noi non immaginiamo ancor bene la barbarie che il sistema capitalistico ci prepara per condurre la sua guerra.

Nel caso della precipitazione della crisi generale del capitalismo in guerra aperta, come si sta profilando, è per noi illusorio riporre la speranza che la diserzione e la renitenza possano inceppare il meccanismo bellico, frapporsi alla guerra. Anche nel conflitto in Ucraina non possono riuscire a bloccare la guerra, possono solo scappare dalla guerra. Anche una guerra “ geograficamente delimitata” come fu quella degli USA nel Viet Nam, non finì per le diserzioni, ma per la sintesi tra sconfitte militari statunitensi e desolidarizzazione col conflitto ad opera delle lotte e delle mobilitazioni dei movimenti sociali del periodo, scese anche violentemente in piazza.

L’unica possibilità per il proletariato di bloccare la guerra in generale e, con estrema difficoltà nella situazione attuale, dato il ritardo politico sul terreno dell’autonomia e dell’indipendenza di classe, di cercare impedire preventivamente che si finisca in una IIIª guerra mondiale, è quella di usare le armi non più contro il “nemico” ma contro i propri vertici militari, conducendo una vera e propria “guerra alla guerra”. La “pace subito” può essere ottenuta solo disarmando e sconfiggendo i propri vertici militari e repressivi, trasformando in pratica il vecchio slogan “il nemico non è oltre la frontiera”.

Nella situazione attuale la questione rimanda ad un punto dolente, difficile, di prospettiva. La sospensione della coscrizione obbligatoria, del servizio di leva, ha aumentato ancora di più il monopolio della forza, della violenza e della repressione in mano agli apparati statali capitalisti. Oggi abbiamo eserciti magari di ranghi ridotti (e sicuramente non sufficienti per una guerra globale), ma dotati di una “professionalità”, di un’altissima esperienza maturata sul campo in missioni militari all’estero, di un armamento sofisticato, aggiornato ed estremamente preparato nel campo del cosiddetto intervento in ambito urbano contro forze insorgenti grazie all’impostazione seguita con l’impostazione strategica “Nato 2020” e alle collaborazioni e formazioni congiunte anche con l’esercito israeliano. Oggi in Italia, ad esempio, abbiamo un esercito composto da un servizio professionale, da forze di completamento (ex militari disponibili ad essere richiamati) e da una Riserva Selezionata composta da ex militari altamente specializzati.

Indubbiamente in caso di scivolamento nella guerra globale il servizio di leva obbligatorio sarebbe immediatamente ripristinato e, in quest’epoca di “politicamente corretto” sicuramente anche per le donne. Ma le difficoltà operative su molti teatri bellici e missioni internazionali, stanno già spingendo più stati capitalisti a ripensare di ripristinare in qualche modo un servizio militare obbligatorio.

Di fronte a questa possibilità, avendo pur ben presente cosa sia stato il servizio militare in passato, dobbiamo ricordarci che l’unico modo per il proletariato di avere in mano in termini di massa le armi è quello di essere nell’esercito. Nessuna rivoluzione è mai riuscita senza questo requisito. L’ultima rivoluzione europea, quella del Portogallo nel 1974 è stata possibile perché i proletari erano nell’esercito e hanno girato le armi che avevano in dotazione contro il “proprio” stato.
Non pretendiamo di dire qui l’ultima parola su questa problematica, ma nessuno di noi potrà scantonarvi.

Il percorso per cercare di impedire lo scivolamento della crisi in una nuova guerra mondiale, deve fare i conti con tutto lo sciovinismo e il nazionalismo racchiuso in un vecchio verso che, transitato per l’esercito risorgimentale italiano, per quello della prima guerra mondiale, per il fascismo, oggi fa ancora mostra di se sui velivoli del 71º Gruppo volo dell’Aeronautica Militare Italiana, inquadrato nel 14º Stormo “Sergio Sartof” (12): Dulce et decorum est pro patria mori E’ dolce e bello morire per la patria (Orazio, Odi, III, 2, 13).
Nelle nostre scuole, fin dalle elementari, si cerca di instillare questa mentalità, quest’ideologia, noi dobbiamo contrapporvi il nemico non è oltre la frontiera.

Note:

(1) Paolo Brera, Ucraina, una nazione in fuga. Kiev apre un ministero per richiamare esuli e disertori, 9-9-2024, repubblica.it/esteri/2024/09/09/news/ucraina_diserzione_zelensky_ministero-423486317/
(2) Brera, cit.
(3) Brera, cit.
(4) Sergii Kostezh, Desertion From Ukraine’s Armed Forces – Will NewMobilization Laws Help?, 27-9-2024, kyivpost.com/post/39622
(5) Anarchici di “Assembly”, Kharkiv, Nella lunga estate calda, i soldati ucraini e russi hanno battuto il record di diserzioni, 11-9-2024, https://ilrovescio.info/2024/09/11/lalungaestatecalda/
(6) Kostezh, cit.
(7) Andriy Kurkov, OPINION: Public Desertion and Going Home to Die, 30-9-2024, kyivpost.com/opinion/39793
(8) Kostezh, cit.
(9) Kostezh, cit.
(10) Codice penale militare di guerra: https://www.gazzettaufficiale.it/dettaglio/codici/penaleMilitare/143_2_1
(11) https://www.aeronautica.difesa.it/amministrazione-trasparente/forze-di-completamento/
(12) https://www.aeronautica.difesa.it/home/noi-siamo-l-am/organizzazione/reparti/#divolo https://www.aeronautica.difesa.it/2018/09/27/al-14-stormo-si-rievoca-la-storia-del-71-gruppo-volo/

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DISERTIAMO LA GUERRA

Segnaliamo e invitiamo a partecipare all’iniziativa

Disertiamo la guerra”  

 

Un’assemblea che ha il pregio di riportare l’attenzione sulla guerra in Ucraina tutt’altro che scomparsa, e che interviene sul tema della prospettiva verso una IIIª guerra mondiale. A breve pubblicheremo un nostro intervento sulla questione della diserzione. Sotto il testo di convocazione.

 

csoa cox18 via conchetta, 18 milano

(M2 Romolo-Bus 90/91-47 tram 3)

 

DOMENICA 20 OTTOBRE 2024

ORE 16,00

 

Assemblea pubblica

DISERTIAMO LA GUERRA

L’epoca delle guerre hi-tech non ha cancellato il bisogno di carne da cannone da mandare al fronte. Anzi. Più s’inasprisce lo scontro tra blocchi capitalistici ed avanza l’economia di guerra, più progresso tecnologico e mobilitazione totale si alimentano a vicenda. Se la macchina del consenso bellico s’inceppa, la guerra non può proseguire a lungo. Nell’epoca cibernetica, l’umano gesto di rifiuto ancora conta. È quello che sta succedendo in Ucraina. Oltre alle migliaia già fuggiti all’estero – gli “scappati nel bosco” –, decine di migliaia di arruolati non tornano al fronte e centinaia di migliaia di arruolabili si nascondono. Mentre i reclutatori – i rapitori – dell’esercito incontrano una crescente ostilità sociale.
Questo fenomeno, che si registra in maniera crescente anche sull’altro lato del fronte, in Russia, va fatto conoscere e sostenuto pubblicamente come argine alla terza guerra mondiale. Il “nostro” fronte è quello della NATO e dell’UE, ed è innanzitutto questo
fronte che dobbiamo contribuire a far crollare, esprimendo la nostra solidarietà internazionalista ai disertori, agli insubordinati, ai renitenti.

 

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SOMMARIO ESAME DEL DDL 1660 “SICUREZZA”

Il governo Meloni si caratterizza per la continua emanazione di leggi che aumentano le pene previste dalle norme penali e che introducono nuovi reati. Si tratta di una sequela di misure di guerra ai poveri, ai lavoratori, giovani, donne, migranti e carcerati. Per i borghesi e i loro uomini politici, il governo fa il contrario: vedi l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, via libera per nuovi affari e corruzione, e i progetti di alleggerimento dei controlli e delle pene in materia di infortuni sul lavoro.

Tra le numerose misure di terrorismo penalistico del governo Meloni, ricordiamo: la legge n. 162/2022, cosiddetta anti rave party; il famigerato decreto Cutro (d.l. n. 20 del 10/3/2023), codice di guerra ai migranti; il decreto Caivano, rivolto contro i minorenni delle periferie urbane e le loro famiglie; la legge n. 6/2024, che aggrava le pene per deturpamento e imbrattamento di cose altrui; e la legge n. 25/2024, che aggrava le pene per i reati di oltraggio, violenza o minaccia a pubblico ufficiale. Tuttavia, la fregola punitiva del governo reazionario e antiproletario non è stata placata da queste leggi ed ha prodotto un provvedimento molto più vasto: il disegno di legge (DDL) n. 1660, depositato il 22/1/2024 alla Camera con la firma dei ministri Piantedosi (interni), Nordio (giustizia) e Crosetto (difesa), e intitolato “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”, più noto come DDL Sicurezza.

Esso serve: a punire in modo esemplare e mandare in carcere i lavoratori in sciopero, i senza casa che occupano alloggi, i giovani studenti e gli attivisti; a garantire i poliziotti che picchiano i manifestanti o i semplici cittadini; a coprire gli agenti provocatori infiltrati dai servizi in organizzazioni sindacali e politiche che il governo intende smantellare; a mettere i detenuti alla completa mercè dei carcerieri, stroncando qualsiasi loro protesta, anche pacifica. Ecco, in sintesi, gli articoli più significativi di questo provvedimento.

Art. 1 – Introduce i nuovi reati, puniti con pene fino a 6 anni, di detenzione e/o diffusione di materiale inerente la preparazione o l’uso di armi e sostanze pericolose utilizzabili per non meglio precisate finalità di terrorismo, anche internazionale.

Art. 7 – Prevede la revoca della cittadinanza italiana, entro 10 anni dalla sentenza definitiva, contro il cittadino condannato per terrorismo o eversione.

Art. 8 – Introduce nel codice penale il nuovo art. 634 bis, che punisce il reato di occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui con la pena da 2 a 7 anni di reclusione sia per l’occupante sia per chi coopera con esso. La norma si aggiunge a quella prevista dall’art. 633 c.p., che punisce la occupazione abusiva di immobile, con la reclusione da 2 a 4 anni. Inoltre, viene introdotto nel codice di procedura penale il nuovo art. 321 bis, che dà alla polizia il potere di sgomberare immediatamente l’immobile occupato.

Art. 10 – Introduce il potere del questore di disporre contro il cittadino l’allontanamento da una determinata area urbana fino a 48 ore. Si può quindi immaginare l’uso che ne verrà fatto prima di manifestazioni e cortei sindacali e politici. Allarga i casi di emanazione del DASPO urbano fino a prevedere il DASPO giudiziario, disposto dal giudice quale condizione per la concessione della sospensione condizionale della pena.

Art. 11 – Ripristina la sanzione penale e non più amministrativa per il reato di blocco stradale. Introduce l’aggravamento della pena da 6 mesi a 2 anni a carico di coloro che effettuano un blocco stradale o ferroviario con il proprio corpo con più persone riunite. E’ il manganello giudiziario per farla finita con scioperi operai e manifestazioni non autorizzate.

Art. 12 e 13 – Sono norme mirate contro i Rom. Il primo abolisce l’obbligo per il giudice di rinviare la pena se la condannata è incinta o madre di un bimbo di età inferiore ad un anno, sicchè madre e figlio potranno finire in carcere a discrezione del magistrato. Il secondo punisce, con pene aggravate, non solo chi organizza l’accattonaggio, ma anche chi induca terzi a farlo.

Art. 14 – Introduce l’aumento di un terzo della pena prevista per i reati di violenza, minaccia, resistenza a pubblico ufficiale (già prevista da 6 mesi a 5 anni), se il fatto è commesso contro un ufficiale o agente di polizia, vietando al giudice di considerare prevalenti le circostanze attenuanti rispetto a tale nuova aggravante.

Art. 15 – Prevede che si proceda d’ufficio – e non più su querela di parte – nel caso di lesioni personali lievi o lievissime a danno di ufficiali o agenti di polizia in servizio, punite con pena da 2 a 5 anni.

Art. 20 – Autorizza ufficiali e agenti di polizia a portare armi senza licenza, anche quando non sono in servizio.

Queste tre norme corazzano e scudano l’azione violenta in servizio e l’eventuale uso di armi fuori servizio da parte di 300.000 ufficiali e agenti di polizia (provenienti da Polizia, Carabinieri, Finanza, Polizia Locale) contro i cittadini.

Art. 18 e Art. 25 – L’art. 18 introduce: a) la nuova aggravante del reato di istigazione a disobbedire alle leggi (art. 415 c.p., che prevede una pena fino 5 anni), se viene commesso all’interno di un carcere dai detenuti o anche mediante comunicazioni dirette a persone detenute; b) il nuovo art. 415 bis c.p., che punisce con la reclusione fino ad 8 anni “chiunque, all’interno di un istituto penitenziario, promuova, organizzi o diriga una sommossa con atti di violenza o minaccia, di resistenza anche passiva all’esecuzione degli ordini o con tentativi di evasione, commessi congiuntamente da tre o più persone”. Le pene possono essere aumentate, in determinati casi (lesioni personali, uso di armi, ecc.) fino a 20 anni. L’art. 25 completa le suddette norme con la previsione dell’esclusione dei detenuti istigatori ribelli (anche passivi!) dai benefici penitenziari, equiparandoli a mafiosi e terroristi.

Art. 19 – Applica quanto previsto dall’art. 18 per i detenuti in carcere contro i migranti ristretti nei CPR, confermandone la natura carceraria.

Questa normativa annulla qualsiasi diritto dei detenuti e li annichilisce ad esseri senza dignità, sottoposti all’imperio e arbitrio assoluti e al ricatto permanente del personale penitenziario.

Art. 23 – Il governo Renzi aveva già concesso, con il decreto-legge n.7/2015, ai funzionari e agenti dei servizi segreti, infiltrati in associazioni terroristiche o eversive, l’immunità penale nel caso di compimento di reati associativi per finalità di terrorismo. La norma, che era transitoria e più volte prorogata, diventa ora permanente e prevede l’estensione dell’immunità penale per la direzione ed organizzazione di associazioni terroristiche, anche internazionali, ed eversive dell’ordine democratico, nonché nel caso di fabbricazione o detenzione di ordigni o di materiale con finalità di terrorismo. Si passa così dalla figura dell’agente infiltrato a quella dell’agente provocatore, o – peggio ancora – dell’organizzatore di attentati e stragi.

Concludendo questo sommario esame, possiamo affermare che il DDL Sicurezza è il più duro e spietato provvedimento penalistico congegnato dal Governo Meloni, per l’entità delle pene introdotte con nuove figure di reato e per l’aumento di quelle già previste da leggi precedenti. Esso corona un biennio di intensa attività legislativa ispirata dalla logica dell’ultrapenalismo carcerario, modello autoritario di gestione-repressione dei conflitti sociali e politici tramite i poteri violenti e criminogeni concessi alle forze di polizia, che porta a sua volta a un nuovo modello autoritario di detenzione di una massa crescente di giovani, lavoratori, italiani ed immigrati, da educare mediante annichilimento. Esso mira a stroncare l’autonomia, l’iniziativa e l’organizzazione di lotta sui posti di lavoro; a terrorizzare gli studenti che si battono contro il modello militaristico della scuola propugnato dal ministro Valditara; a castrare i movimenti sociali e la resistenza nei quartieri popolari contro le ingerenze e i controlli di polizia.

Il DDL Sicurezza costituisce una tappa verso una più vasta offensiva statale (governo-parlamento-magistratura) contro i movimenti di lotta, gli organismi sociali, sindacali e politici proletari, contro l’ipotesi stessa di organizzazioni politiche comuniste e rivoluzionarie, che i reazionari al potere e i loro sedicenti oppositori conducono da tempo sul piano ideologico, preparando ulteriori strumenti penali.

Materiali sul  DDL

CONTRO IL DDL 1660 “PIANTEDOSI, una presa di posizione del Centro di Documentazione sul DDL1660 (qui)

 

L’APPELLO DELLA RETE LIBERI/E DI LOTTARE – FERMIAMO INSIEME IL DDL 1660, con le proposte di mobilitazione contro il DDL (coordinamenti locali, manifestazioni, scioperi) (qui)

 

Tutti e tre documenti, in un unico pdf (qui)

 

Il podcast del seminario dell’8 settembre a Roma organizzato dalla Rete Liberi/e di lottare (qui)

 

Il testo del DDL 1660  (qui)

 

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CONTRO IL DDL 1660 “PIANTEDOSI”

La discussione parlamentare del DDL 1660 “Piantedosi” riprende il 10 settembre. E’ il più duro e spietato provvedimento penalistico del governo Meloni per l’entità delle pene e le nuove figure di reato. Il DDL è un’accelerazione nella restrizione degli spazi di agibilità sociale, sindacale e politica del proletariato, una tappa verso una più vasta offensiva repressiva statale.

 

Prime iniziative e proposte contro il DDL

domenica 8 settembre ore 10:00

Roma, seminario sul DDL con esperti di diritto (Livio Pepino, Marina Prosperi, Eugenio Losco, l’Osservatorio repressione) per un’analisi approfondita del decreto, organizzata dalla Rete Liberi/e di lottare. Fermiamo insieme il DDL 1660.

presso il Csoa Ex-Snia, via Prenestina 173, che si raggiunge in pochi minuti dalla stazione Termini, con i tram 14 o 5 (la fermata è proprio davanti il Centro sociale)

il seminario sarà seguibile anche on line, per ottenere il link scrivere qualificandosi a fermiamoidecretisicurezza@gmail.com

Milano, ascolto collettivo del seminario organizzato dall’Archivio Primo Moroni
presso CSOA Cox 18 via Conchetta 18 – Milano (MM2 Romolo, bus 90/91 e 47, tram 3)

 

Materiali sul  DDL

CONTRO IL DDL 1660 “PIANTEDOSI, una presa di posizione del Centro di Documentazione sul DDL1660 (qui)

 

SOMMARIO ESAME DEL DDL 1660 “SICUREZZA, un’analisi del Centro di Documentazione degli articoli del DDL (qui)

 

L’APPELLO DELLA RETE LIBERI/E DI LOTTARE – FERMIAMO INSIEME IL DDL 1660, con le proposte di mobilitazione contro il DDL (coordinamenti locali, manifestazioni, scioperi) (qui)

 

Tutti e tre documenti, in un unico pdf (qui)

 

Il podcast del seminario dell’8 settembre a Roma organizzato dalla Rete Liberi/e di lottare (qui)

 

Il testo del DDL 1660  (qui)

 

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BENVENUTI ALL’INFERNO – WELCOME TO HELL

Il sistema carcerario israeliano quale rete di campi di tortura – The Israeli Prison System as a Network of Torture Camps

Quest’agosto B’Tselem, il Centro d’informazione israeliano per i diritti umani nei Territori Occupati, ha pubblicato il rapporto “Benvenuti all’inferno, il sistema carcerario israeliano quale rete di campi di tortura”.
Sotto in pdf la nostra traduzione in italiano della sintesi. Con la traduzione trovate una nostra prefazione (anche in inglese) e una piccola segnalazione di articoli sul rapporto di B’Tselem.
Pensiamo possa essere un piccolo contributo di contro informazione per quanti, pur non leggendo l’inglese, si oppongono alla pulizia etnica ad altissima intensità, con tratti genocidari, in corso a Gaza dal 7 ottobre 2023 e, proprio in questi giorni, in via di estensione ai restanti Territori Occupati palestinesi.

This August B’Tselem, the Israeli Information Centre for Human Rights in the Occupied Territories, has released the report ‘Welcome to Hell, the Israeli Prison System as a Network of Torture Camps’.
Below in pdf the our Italian translation of the executive summary. With the translation you can find an our preface (also in English) and a small report of articles on B’Tselem’s report.
We think it can be a small contribution of counter-information for those who, although they do not read English, are opposed to the very high-intensity ethnic cleansing, with genocidal features, underway in Gaza since 7 October 2023 and, in these last days, being extended to the remaining Palestinian Occupied Territories.

qui la traduzione – here the translation: Benvenuti all’inferno

Gli originali li trovate a questi url / The originals can be found at these urls

https://www.btselem.org/sites/default/files/publications/202408_welcome_to_hell_eng.pdf

https://www.btselem.org/sites/default/files/publications/202408_welcome_to_hell_summary_eng.pdf

https://www.btselem.org/publications/202408_welcome_to_hell
(a questo url anche le testimonianze complete)

Questi i riferimenti di B’Tselem:

https://www.btselem.org/

Email: mail@btselem.org

 

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Ruolo dell’Italia nel nuovo disordine mondiale

Archivio Primo Moroni – Calusca City Lights – CSOA Cox 18
via Conchetta 18 – Milano (MM2 Romolo, bus 90/91 e 47, tram 3)

Mercoledì 17 aprile 2024, ore 21

 

L’unico deterrente è il disfattismo

 

Ruolo dell’Italia
nel nuovo disordine mondiale

 

29 MILIARDI DI EURO LA SPESA MILITARE NEL 2024

56 MISSIONI MILITARI ALL’ESTERO OLTRE 1,4 MILIARDI NEL 2023

 

a cura del
“Centro di documentazione contro la guerra”

 

qui il link al podcast dell’incontro

https://archive.org/details/ruolo-dell-italia-nel-nuovo-disordine-mondiale-17-04-2024

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